Gruppo di danza rinascimentale |
La Musica a Genova durante il XIV secolo
"L'antico pregiudizio che vede nei genovesi dei mercanti interessati solamente al guadagno materiale è duro da vincere tanto che ancora oggi il detto 'genuensis ergo mercator', viene citato spesso quando si tratta di investigare la vicenda culturale ed artistica della città. La cosa che più dispiace, però, è il vedere quanto questo preconcetto sia diffuso fra gli studiosi genovesi e, segnatamente, fra coloro che si occupano dell'arte musicale. Se è vero che Pluto in Genova ha sempre avuto quell'importanza salutare che impedisce di fare passi più lunghi della gamba è altrettanto vero che le Muse hanno sempre trovato rispettosa accoglienza e cittadinanza. E'vero che, a confronto d'altre realtà musicali, i dati a disposizione a volte sono meno evidenti ed, in effetti, occorrerebbe, da parte degli storici, indagare su perché le cose stiano in questi termini. E' però altrettanto vero che, valutando anche semplici e labili indizi, si può concludere che la Superba non è mai stata quel deserto artistico che alcuni vogliono far credere. Basta collegare semplicemente fra loro dati reperibili con assoluta facilità per valutare quanto, dal punto di vista musicale, esista una storia genovese degna di essere valutata e riscoperta". Con queste parole alcuni anni or sono introducevo un incontro che aveva per oggetto la musica a Genova fra Rinascimento e Barocco; indagini successive mi hanno mostrato come gli stessi concetti siano applicabili anche all'età precedente. Durante il medioevo la situazione politica genovese, tutt'altro che tranquilla, non impedì lo sviluppo di una vita artistica-musicale interessante che coinvolgeva istituzioni pubbliche e private, sacre e profane. Retto dal magiscola, presso la cattedrale genovese operava già dagli inizi del secolo XII il coro dei canonici il quale, probabilmente, si limitava alle esecuzioni in canto fermo. II generalizzato svilupparsi di un'arte polifonica alla ricerca di spazi sonori che oltrepassino l'estensione della voce media, la crescente necessità di avere cantori capaci di risolvere le intricate e difficili melodie della nascente Ars Nova, portarono, nella nazione artisticamente più avanzate d'Europa, alla creazione di scuole di musica specializzate. A Genova un importante centro didattico musicale venne istituito - o forse sarebbe meglio dire potenziato - all'interno della cattedrale dove due cappellani, in virtù del testamento redatto nel 1313 dal canonico Bertolino Fieschi, istruivano giovani chierici e ragazzi nell'arte del canto. Verso il 1390 nella cattedrale genovese venne fabbricato un doppio organo e non è improbabile che uno strumento più piccolo fosse utilizzato in una data precedente a questa cosa che, se si considera che ad Avignone un organo appare verso il 1372, segnale l'interesse dei genovesi per l'arte musicale. Già dal Duecento, come testimonia Salimbene da Parma, maestri di canto liturgico operavano nei conventi genovesi e tale pratica non terminò con il secolo XIV. Per quanto riguarda l'arte profana è osservabile un diffondersi della musica strumentale, in origine appannaggio di giullari e suonatori girovaghi, fra le diverse classi sociali. Accanto a viellatori e liutisti professionisti provenienti non solo dalla vicina Provenza, dalla Linguadoca e dalla Savoia ma dalla Lombardia, dalla Sicilia, dalla Toscana e dalla Corsica troviamo formaggiai, calzolai e notai in possesso di chitarre, liuti e cembali che, evidentemente, suonavano per loro diletto. Importante fu il formarsi della categoria professionale degli strumentisti da fiato. Musici suonatori di tromba risiedevano già dal XIII secolo in contrada Testadoro, ma numerosi tubatores, nacharati e suonatori di cennamella lavoravano al servizio dello stato genovese. Se già dal 1303 il comune di Genova pagava un onorario a due "trombettieri cum caramella" per i servizi resi, le spese sostenute da Simone Boccanegra per l'acquisto di strumenti a fiato indicano come la dignità dogale non potesse far a meno di queste figure professionali. Non solo le leggi suntuarie di Gabriele Adorno, succeduto al secondo dogato del Boccanegra, nel 1363 prevedevano che il Doge avesse al suo seguito "Tubatores duo et unus tubeta...et nacharatus unus", ma tutti i regolamenti e le leggi successive fino alla fine del Settecento prevedevano che al servizio della massima autorità cittadina operasse un complesso musicale a fiato. Mentre la vicina Francia aveva sviluppato già da più di un secolo, ad opera di compositori come magister Albertus, magister Leoninus e Perotinus "II Grande", una scuola polifonica d'altissimo livello, nelle diverse nazioni della penisola italiana si andava rafforzando quella abitudine alla melodia che, con la lauda, trovava spazio anche nelle classi sociali più basse. La scuola trobadorica ligure, che in Folchetto degli Anfossi detto "da Marsiglia" ha forse il suo più interessante campione, aveva contribuito a sviluppare una sensibilità melodica d'alto livello. Non deve sorprendere il fatto che compagnie di laudesi operassero in Genova a partire già dalla seconda metà del XIII secolo. Le non numerose, ma concrete prove di laudi composte e rielaborate in ambito ligure giunte fino a noi aiutano a vedere come la Superba anche in questo caso non sia stata passiva spettatrice di un fenomeno artistico tanto interessante. Se le processioni, durante le quali laude e cantegore, salmi e mottetti venivano eseguiti da musici professionisti e dal popolo, rappresentavano un momento di forte unità per tutta la cittadinanza dal punto di vista profano un momento di forte coinvolgimento era dato dalle feste pubbliche durante le quali canti, danze, giochi d'armi e di destrezza attiravano l'attenzione dei genovesi. La "rionda" (cioè il ballo a tondo), espressione tipica della cultura coreutica genovese tanto da essere entrata a far parte da secoli dell'immaginario ludico infantile, è testimoniata dall'iconografia medievale mentre le antiche cronache testimoniano l'uso di danzare le occitaniche "istampite". Durante il Trecento a Genova, nonostante una situazione politica a dir poco agitata, si svilupparono e consolidarono quelle che, nei secoli seguenti, furono le principali istituzioni musicali cittadine: la cappella del Duomo e quella di Palazzo Ducale. Intensi scambi con l'ambiente esterno contribuirono al formarsi di un solido gusto musicale testimoniato certamente dalle musiche che Jacopo da Bologna, uno dei più importanti compositori dall'Ars Nova italiana, approntò per l'aristocrazia genovese, ma anche. (la figure di compositori autoctoni più tardi come Johannes de Janua. Se ancora non suffragato da prove certe è il passaggio da Genova di Nicolas Grenon i, più sicuro appare quello della cappella papale di passaggio da Avignone per Roma rnentre documentato allo scadere del secolo è il soggiorno genovese di Oswald von Wolkenstein Se non del tutto sicura appare la presenza in città del trattatista inglese Amerus, al servizio della famiglia Fieschi, ed ancora non ben definita è la figura del musicografo Jacopo da Cairo certo è il passaggio per Genova del trattatista Gobelinus Parson.
Per ricorrere ad una metafora coreutica quanto mai calzante ci troviamo dì frante ad una ridda di persone e fatti che fanno intravedere una vita musicale degna di approfondimento È anche grazie alle basi ben poste durante, il medioevo che Genova fra Cinquecento e Seicento - grazie a figure di compositori che godettero di fama internazionale come Giovanni Battista dalla Gostena, Simone Molinaro, Michelangelo Rossi, Martinetto Bitti etc. - ha potuto vivere, dal punto di vista musicale un periodo d'oro.Per ricorrere ad una metafora coreutica quanto mai calzante ci troviamo dì frante ad una ridda di persone e fatti che fanno intravedere una vita musicale degna di approfondimento È anche grazie alle basi ben poste durante, il medioevo che Genova fra Cinquecento e Seicento - grazie a figure di compositori che godettero di fama internazionale come Giovanni Battista dalla Gostena, Simone Molinaro, Michelangelo Rossi, Martinetto Bitti etc. - ha potuto vivere, dal punto di vista musicale un periodo d'oro. Gian Enrico Cortese |
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